Pagelle quinto torneo
By Cesare
Borro voto 5,5: il girone da tre non lo aiuta perché pesca due degli avversari più forti e non ha ancora le armi per poterli superare ma è nel bel mezzo della crescita e presto,siamo sicuri, arriverà a dare fastidio: speranza
Sape voto 5,5: subito due schiaffi da Cavani lo mettono in una situazione difficile che riesce quasi a rimediare contro Dino prima però della beffa finale che chiude definitivamente il discorso passaggio del turno. Ha il merito di segnare il suo primo gol e da lì deve ripartire: gradoni
Lomba voto 6: gioca bene ma ancora poco cinico cede il passo a un Dino difensivo: gioca a viso aperto contro l’Uruguay dominando nella prima parte del match ma ha il demerito di non trovare il gol e di essere poco pericoloso. L’attacco atomico di Zetti con un Cavani scatenato lo inchioda su un 2a0 comunque eccessivo: sulla buona strada
Dino voto 6,5: passa il turno e torna a guardare la luce dopo gli ultimi tornei passati nei bassifondi lontano dalla gloria e dalle partite che contano davvero. È uno da trincea con un buon tocco ancora acerbo e sterile in zona gol, ma riesce a creare qualche problema al Tomer in semifinale: la sua diga umana davanti all’area di rigore è ormai un marchio di fabbrica: Maginot
Gabo voto 6,5: vita facile nel girone a 3 ma niente primo posto, sembra un po’ arrugginito rispetto alla sua ultima uscita ma in semifinale si presenta come al solito impeccabile tatticamente e bello tosto. Aveva già battuto Zetti e anche questa volta passa in vantaggio e sembra poter portare a casa la vittoria. La garra della celeste e l’attacco di Zetti però ribaltano la situazione: un errore in uscita e un fallo sciocco danno l’Uruguay i due palloni che Cavani trasforma in oro: stasera ogni tiro è un gol e la celeste vola in finale con l’ennesima rimonta. Resta cmq uno dei giocatori dal tocco più delicato e tesse trame euclidee: el tactico
Zetti voto 7,5: per gioco espresso il suo migliore torneo ma non basterà; i 4 gol rifilati al Sape e al Lomba sono un trattato di balistica: posizione defilata, tiro secco spizzato a fil di palo. In semifinale va sotto ma con la solita garra che condivide con gli uruguagi ribalta il match e guadagna la finale. Gioca alla pari col Tomer e va in vantaggio con un gol lampo costruito più con l’impeto che con la classe. Il Tomer però da campione incassa il colpo ma si rimette subito in partita e trova abbastanza presto il gol del pareggio. Da lì in poi match teso con Argentina più pericolosa e poi il gol che quasi allo scadere regala la vittoria al Tomer con più di un dubbio e qualche amarezza non solo su sponda celeste: a testa alta
Tomer voto 7,5: non sbagliammo a dire che è il più forte, ma almeno oggi non è sembrato di un altro pianeta: difficile capire se fosse sotto tono lui o in gran spolvero Zetti. Girone al solito con drink e infradito, fatica con Dino perché la porta è occupata da due bus, non uno. La finale per intensità e colpi di scena è forse la miglior partita di sempre: va in svantaggio contro un Uruguay bello tosto e voglioso di vincere che non ha paura e ci prova, pareggia con solito bel fraseggio e poi comincia a costruire occasioni che ai punti gli darebbero già un pezzo di coppa più grande rispetto l’Uruguay. Il gol decisivo è dubbio: lui e il Gabo, arbitro, lo vedono dentro, Zetti e il Borro, che parlerà interpellato a fine gara, dicono che il pallone è passato sopra la traversa. Il Gabo dice che è sicuro al 70%, poco per un episodio che decide la finale ma colpevolmente nessuno ha chiamato in causa per tempo il var e così la finale più bella ed equilibrata si lascia dietro un po’ di ruggine. Continua l’era Tommasi: Alessandro Magno